A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Con questo articolo siamo giunti al tratto centrale dello spezzone di Bastioni che stiamo percorrendo: viale Regina Margherita. Occorre subito precisare che il tratto in questione è la parte rimasta del lungo viale dedicato all’illustre personaggio: infatti tutto il tratto da Porta Vitttoria a Porta Romana, che inizialmente era detto Bastioni di Porta Romana, nei tardi anni ’20 del XX secolo venne dedicato alla Regina Margherita; negli anni’50 dello stesso secolo però la parte di esso compresa tra corso di Porta Romana e via Lamarmora venne dedicata a Emilio Caldara (e ne parleremo nel prossimo articolo).
Questa dedicazione alla Regina (che non era un personaggio storico milanese, a differenza ad esempio di Bianca Maria Visconti o di Gian Galeazzo) fu probabilmente dovuta alla sua popolarità, aumentata ancora di più dopo la sua morte, avvenuta il 4 gennaio 1926; del resto, come non molti sanno, il viale Regina Giovanna (in zona Buenos Aires) le fu dedicato, unico caso a Milano, mentre era ancora in vita.
La struttura del viale Regina Margherita si differenzia da quella di viale Bianca Maria in quanto lo spartitraffico è stretto e non percorribile a piedi; in compenso sui lati si trovano gradevoli alberature da fiore. Percorreremo quindi il viale su uno a scelta dei due lati, pronti ad attraversare la strada ai semafori; iniziamo allora la nostra passeggiata partendo da piazza Cinque Giornate.
Gli edifici sugli angoli destro e sinistro (ricordo che andiamo verso sud, quindi a destra avremo il lato ovest) della piazza sono entrambi eleganti, ma quello a destra, che vanta una lunga balconata e numerosi fregi all’ultimo piano, ha anche una caratteristica curiosa: l’edificio infatti ha due ingressi, di cui uno si riferisce al civico 4 di piazza Cinque Giornate e l’altro al civico 43 di viale Regina Margherita, la casa è quindi a cavallo del confine tra le due strutture viarie. Adiacente si trova il civico 41, dotato anch’esso di fregi all’ultimo piano, ma con balconcini invece della balconata.
Siamo così giunti allo slargo in cui convergono numerose vie oltre al nostro viale: sulla sinistra si trova via Vicenza, che poi prosegue in zona 4 con il nome di via Anfossi, mentre sulla destra si trovano le vie Fontana e Visconti Venosta. Su questo lato si trovano due edifici degni di nota: il primo è quello sull’angolo, che gira intorno con forme tondeggianti (in realtà poligonali) ed eleganti (ad esempio i bow-windows che lo caratterizzano) e dotato di una bella balconata sul tetto.
Il secondo è il civico 39 del viale, che si trova leggermente arretrato rispetto alla sua carreggiata proprio a motivo dello slargo. Questo palazzo si allunga sulle vie circostanti (dove pure ha ingressi indipendenti) ed ha un portone sovrastato da un timpano spezzato, sopra cui il balcone, largo come l’intera facciata e prolungato sui lati, ha un interessante arco di accesso affiancato da quattro lesene; ancora sopra si trova un balcone a tre accessi, di cui quello centrale è sovrastato da un timpano; ancora sopra, un’altra balconata e infine l’ultimo piano dove si trovano fregi in bassorilievo.
Oltre lo slargo, sulla destra si trova un curioso edificio dalla pianta a forma di boomerang, seguito da una palazzina sulla cui facciata d’angolo (con via Besana), al primo piano, si trovano due vasi con altorilievi in stile neoclassico. Sulla sinistra invece, dopo l’elegante palazzo d’angolo, si trova quello riferito ai civici 28 e 26 e ricco di spunti interessanti. Si inizia notando la simmetria dell’insieme, in intonaco e mattoni vivi, con le arcate al primo piano e le due logge al secondo piano che caratterizzano l’intero edificio; al di sopra, in quello che fu l’ultimo piano prima di uno sciagurato sopralzo, si trovano bifore separate da motivi floreali affrescati.
Superato l’incrocio con la via Fratelli Campi, che prosegue in zona 4 con il nome di via Spartaco, sullo stesso lato troviamo alcune simpatiche palazzine policrome, con una sequenza di negozi a cui vengono anche attribuiti i numeri civici del viale.
Sul lato opposto invece il viale si apre in un ampio spazio verde: si tratta della Rotonda di via Besana, di cui ho già parlato a suo tempo e di cui ricorderò solo che si tratta dell’antico cimitero (o “Foppone”) di San Michele, cui è dedicata la chiesa interna (i cui capitelli hanno fregi a froma di teschio) e che è da tempo luogo di eventi culturali (ora dovrebbe esserlo con una specifica attenzione ai bambini). Mi sia consentito infine di ribadire che la dizione corretta non è “Rotonda della Besana”, in quanto si fa riferimento al capitano della Guardia Civica (e in seguito garibaldino) Enrico Besana.
Proseguendo sullo stesso lato, si trova un altro spazio verde, un po’ rientrato: si tratta del retro dell’ospedale il cui ingresso principale si trova in via Pace, e vi si trovano interessanti alberature; a seguire, un gruppo di edifici con motivi decorativi quali timpani e lunette ci conduice alla via Lamarmora e quindi al termine del tratto di viali dedicato alla Regina Margherita; ma sul lato opposto, gradita reminiscenza del passato, si trova ancora un tratto delle Mura Spagnole, ossia dei Bastioni, che ospita un grazioso giardinetto in cui si trova, sul lato di viale Monte Nero, anche una gradevole piccola vasca d’acqua in pietra.
Vale la pena infine di ricordare che, nell’area compresa tra questo viale e la via Pace, si trovava l’Opera Pia Valetudo, fondata dai coniugi Clementina e Guido Sacchi nel 1929 e attiva fino al 1952 nella cura delle malattie veneree, con particolare riferimento a “bambine e giovani donne, convalescenti da infezioni celtiche”.
Nel prossimo articolo ci occuperemo del tratto successivo di questa circonvallazione, dedicato a Emilio Caldara.